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Una settimana dopo la "Festa del nostro paese".

22 August 2022

E' passata una settimana e finalmente riesco a raccontare a tutti quello che ho raccontato ai molti che erano presenti alla Santa Messa per la nostra festa patronale.
Ho detto tre "cosette":
1. Grazie per condividere insieme il desiderio di festeggiare, di tronare a festeggiare. Guai però se pensassimo di "ripartire" quasi che il COVID sia stato il tasto pausa in un video di YouTube passato il quale basta rischiacciare "play" e ripartire. Non dobbiamo e non possiamo ripartire. Dobbiamo cominciare una storia nuova. Il COVID non ci ha resi migliori. Ha fatto abituare alcuni all'isolamento, ha acuito le divisioni, aumentato il rancore, in alcuni casi ha fatto certamente crescere la solidarietà. Ma il tema vero è che sono cambiate le prospettive, è tempo di un nuovo progetto sociale e comunitario.
2. Qualche settimana fa ero a Roma. Sono tornato con il COVID... Ricordo che eravamo in zona Montecitorio quando alle 10,45 una campana ha suonato. E' bello sentire una voce che è la stessa ovunque ti fa sentire a casa. Sono andato a Messa come tutte le domeniche e mi sono trovato a pensare che anche distante sentivo la nostalgia della "comunità". Chiamato e atteso. Ecco la vita è questa cosa: provocati dalla realtà, convocati per vivere quella realtà, per capirla, per cambiarla e nel frattempo aperti all'invocazione, al chiedere aiuto perchè da soli non ce la facciamo. Noi siamo così: vediamo cosa non funziona, le attese comuni, le speranze, sentiamo il bisogno di metterci insieme per raggiungere la felicità, chiediamo aiuto per riuscirci. La nostra comunità non è la migliore del mondo ma è la nostra e dobbiamo averne cura, insieme.
3. Ogni anno "litigo" con Don Luigi su una lettura che sentiamo nella Messa della nostra festa. Si parla di draghi, stelle che cadono e che precipitano sulla terra. Ma possibile? Anche la Chiesa ci si mette a tormentarci? Non bastava il COVID, la guerra, la crisi energetica, quella economica, la disoccupazione, le famiglie in crisi. Anche i draghi e le stelle che si sfracellano sulla terra ci volevano? Poi mi è venuta in mente una immagine che abbiamo visto questa estate scattata dal telescopio James Webb che ci ha portato all’estremità del nostro universo mostrandoci l’infinito. Ecco la risposta! Quando tutto ci racconta del fatto che siamo “finiti”, “limitati”, “mortali”, quando tutto ci espone al senso del “confine umano” ecco che il senso “dell’infinito” bussa e ci racconta come Eugenio Montale che dobbiamo andare “più in là”: che c’è un infinito che attende che noi si vada oltre al finito di ogni giorno, del nostro tempo, del nostro spazio.
Allora l’augurio alla Comunità di Bioglio è proprio questo: nasca in ciascuno di noi la nostalgia dell’infinito! Alziamo la testa! Smettiamo di guardare il limite ai nostri piedi! Siamo diventati esperti del “finito”! A forza di guardare a terra, lo dico spesso, abbiamo imparato tutto dei cubetti di porfido, delle cicche e delle cacche dei cani e abbiamo dimenticato quell’infinito che ci attende! Un infinito fatto di relazioni belle, di solidarietà, di comunità.
Auguri Bioglio! Paese amato e bellissimo! Possa la tua comunità avere il coraggio della nostalgia delle stelle e possa avere la forza di raggiungerle, insieme!
3. Ogni anno "litigo" con Don Luigi su una lettura che sentiamo nella Messa della nostra festa. Si parla di draghi, stelle che cadono e che precipitano sulla terra. Ma possibile? Anche la Chiesa ci si mette a tormentarci? Non bastava il COVID, la guerra, la crisi energetica, quella economica, la disoccupazione, le famiglie in crisi. Anche i draghi e le stelle che si sfracellano sulla terra ci volevano?

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